A Londra, in una casa abbandonata, al numero 3 di Laurinston Gardens, è stato rinvenuto il cadavere «di un signore ben vestito». Non esiste alcun indizio su come l’uomo abbia trovato la morte. Scotland Yard brancola nel buio, e gli ispettori Gregson e Lestrade decidono di ricorrere all’aiuto di Sherlock Holmes.
Il detective comincia subito le indagini: esamina accuratamente i dintorni della casa, interroga i funzionari di polizia, poi trae di tasca un metro e una grossa lente d’ingrandimento rotonda e si mette a gironzolare per la stanza. S’inginocchia, si sdraia addirittura a terra, individua e misura tracce invisibili agli altri e, alla fine, raccoglie un mucchietto di polvere grigia, che ripone accuratamente in una busta.
«Che ne pensate?» gli domandano i funzionari di polizia. «Se tentassi di aiutarvi, farei la figura del presuntuoso e vi ruberei il merito delle indagini» risponde sarcastico Holmes. «Avete già fatto tali progressi, che sarebbe un peccato se qualcun altro ficcasse il naso nella faccenda.»
Poi, prima di uscire a parlare con l’agente che ha trovato il cadavere, soggiunge: «Qui c’è stato un delitto, e l’assassino è un uomo. E’ alto un metro e ottanta, è ancora giovane, ha i piedi piccoli per la sua statura, porta scarpe grossolane con la punta quadrata e, al momento del misfatto, fumava un sigaro Trichinopoly. È arrivato assieme alla vittima, su una carrozza a quattro ruote, tirata da un cavallo che aveva tre ferri vecchi e uno nuovo allo zoccolo anteriore sinistro. Con tutta probabilità, l’assassino ha il viso florido e le unghie della mano destra notevolmente lunghe. Queste sono solo piccole indicazioni, ma può darsi che vi giovino.»
Lastrade e Gregson si guardano con un sorriso incredulo, poi il primo domanda: «Se quell’uomo è stato vittima di un assassinio, in che modo è stato ucciso?»
«Veleno», risponde laconicamente Holmes.
[…] dottor Watson, che lo interroga su come abbia fatto a ricavare tutte quelle informazioni (cfr. il post precedente), Holmes risponde con i […]