«Perché, quando chiedo un’aragosta all’americana in un ristorante, non mi portano mai un telefono alla griglia? E perché lo champagne viene sempre servito ghiacciato, mentre i telefoni, sempre tiepidi e sgradevolmente appiccicosi, non sono mai offerti in un bel secchiello, appannato e velato di ghiaccio?
Telefono frappé, telefono alla menta, telefono afrodisiaco, telefono all’aragosta, telefono drappeggiato nel visone, per i boudoir delle sirene dalle unghie fasciate d’ermellino, telefono alla Edgar Allan Poe, con un topo morto nascosto dentro, telefono alla Böcklin, installato in un cipresso (con un piccola allegoria della morte, in argento sbalzato, sulla parte posteriore), telefono al guinzaglio, ma capacissimo di passeggiare da solo, telefono applicato alle spalle di un Tortorella in buona salute… telefoni… telefoni… telefoni…»
Salvador Dalì, La mia vita segreta, Abscondita 2006