Da bambino non ero capace di farmi rispettare. Mettermi i piedi in testa e ingannarmi era un gioco facile. Ero ingenuo e mi fidavo di tutti. Tenero, fragile e indifeso. A casa i miei genitori litigavano quotidianamente e non perdevano occasione per dichiararsi il loro odio. Mentre io ero capace d’innamorarmi a undici anni, e anche per questo venivo preso in giro e emarginato. Ci sono voluti decenni perché m’indurissi. Forse è anche questo che mi fa soffrire: aver dovuto assumere una forma posticcia d’insensibilità per poter sopravvivere e mettere sotto tutti quelli che tentavano di danneggiarmi. E alla fine l’ho spuntata, non so quanti ne ho fatti fuori. Mi sono creato una barriera protettiva che quasi nessuno può scalfire. Ma se questo è stato utile, ora quando vedo la bellezza mi viene da piangere, perché non mi sento capace di farne parte. Spesso mi sento inadeguato, incerto, estraneo al mondo. E mi chiedo se ne è valsa la pena, visto che ora non so da che parte guardare.