Rompere le strutture della partitura musicale significa aprire alla possibilità “multipolare” della forma, dove fine e inizio perdono significato comune, e l’ascolto segue la continuità del cerchio formale, reinterpretandone sempre i contorni.
Può essere un modo per cercare l’abolizione delle frontiere fra le arti: musica e architettura, pittura, scultura, poesia. Non più contrapposte, ma commiste e intersecantesi, nell’intento di trasporre — ad esempio — nel dominio della pittura le suggestioni musicali, come faceva Kandinskij nelle sue prime opere astratte (gli acquarelli del 1910).
Le risonanze ritmiche vengono trascritte sulla tela, come figurazione “plastica” e materiale delle partiture musicali (vedi Hartung, Wiels, Mathieu, Bryen). Siamo nella pittura di gesto, con cui si vuole creare lo spazio lasciandosi guidare dal caso (le hazard). In fondo, ad animare il mondo sono forze oscure, e all’origine del mondo c’era in caos (che etimologicamente significa vuoto, spalancato). E il gesto creatore di spazio vuol dare forma e significato a questo vuoto originario.